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Amaryllis: quando i fiori danno spettacolo

L’amaryllis appartiene alla famiglia delle amarillidaceae ed il suo nome botanico è amaryllis belladonna. Il nome deriva dal verbo greco “amarysso” il cui significato è brillare, splendere.

Nel linguaggio dei fiori l’amaryllis simboleggia l’eleganza, la fierezza e la timidezza.

L’attribuzione del nome botanico è stata alquanto sofferta: fu Carl von Linnè, considerato il padre della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi, ad utilizzare per la prima volta questa denominazione nel 1738 nel suo Hortus Cliffortianus per descrivere in realtà ben 5 piante molto differenti tra loro. Solo nel 1954 i botanici concorderanno sul suo nome botanico ufficiale.

L’amarillys è originario del Sudafrica, più precisamente viene dal capo di Buona Speranza dove cresce in piccoli ma densi gruppi tra le rocce in suoli molto permeabili.

Venne introdotto all’inizio del XVIII secolo come pianta ornamentale favorito dalla bellezza e dalla maestosità dei suoi fiori, solitamente di colore rosa chiaro, ma che possono variare fino al cremisi più acceso o degradare al bianco.

Pianta alta 30 cm con fusto carnoso, l’amaryllis è formato da un bulbo sotterraneo da cui nascono foglie lunghe e sottili ricurve verso l’esterno con al centro uno stelo fiorifero nudo e robusto che porta un gruppo di fiori (solitamnete da 6 a 10) profumati e grandi quasi come quelli del giglio.

La pianta di amaryllis è estremamente velenosa, tanto che nell’antichità alcune tribù indigene erano solite pestare la pianta per intingere nel suo succo le punte delle loro lance e renderle così mortali.